Costruzione del forte di Pozzacchio-Vamorbia Werk
La costruzione di un sistema di fortificazioni al confine col Regno d'Italia, venne decisa dallo Stato Maggiore Austro-Ungarico agli inizi del 1900 per volontà del FeldMaresciallo Franz Conrad von Hoetzendorf , in previsione di un possibile conflitto con gli allora alleati Italiani, ritenuti poco affidabili ed infedeli alla "Triplice Alleanza" (1882). Come si ricorderà, questa era composta da Impero Austro-Ungarico, Germania e Italia. A questo schieramento erano contrapposti Francia, Inghilterra (dal 1904) ed Impero Russo riuniti nella "Triplice Intesa" (1907).
Il confine politico tra l'Impero Austro-ungarico e l'Italia era situato al Pian delle Fugazze, come stabilito dal "Trattato di Vienna" del 3 ottobre 1866. In base ad esso l'Austria cedeva formalmente il Lombardo-Veneto a Napoleone III, che lo cedeva a sua volta all'Italia.
L'Austria, quindi, si riservava nella nostra regione un confine che le assicurava un'ottima situazione strategica e tattica, confermando l'oculatezza dello Stato Maggiore nell'individuare le posizioni più idonee a costituire capisaldi, maggiormente adatti allo sfruttamento ottimale delle qualità difensive del terreno.
Nel basso Trentino verso i confini con il Veneto e la Lombardia, vennero così progettate e costruite opere militari di difesa sulle principali vie d'accesso, allo scopo di scoraggiare e sbarrare la strada a possibili penetrazioni nemiche nei territori dell'Impero. Il colle di Pozzacchio presentava poi qualità orografiche tali da renderlo per molti aspetti ideale per la sistemazione di un'opera fortificata ed esaltarne insieme le caratteristiche. Esso aveva infatti larghissime possibilità d'osservazione e controllo sull'intera Vallarsa, e gli strapiombi sui fianchi gli assicuravano una pressoché completa inattaccabilità.
L'effetto finale sarebbe stato ancora più efficace se gli austriaci avessero costruito il Forte, già progettato, sulla sommità del monte Zugna, mentre su questa montagna furono realizzate opere minori quali caserme, acquedotti, ma non una vera e propria struttura fortificata.
Analogo discorso vale per il solo progettato Forte da costruire sulla sommità del monte Pasubio.
La fortificazione di Pozzacchio nei documenti Austro-Ungarici veniva denominata "Valmorbia-Werk" (Opera di Valmorbia), mentre in quelli italiani "Forte di Pozzacchio".
La sommità dello sperone di roccia, che sovrasta l'abitato di Dosso su cui venne costruita, sorge a un'altitudine di 908m. s.l.m. È situata sulla sponda orografica destra del torrente Leno che scorre in fondo alla Vallarsa, e fa parte del massiccio montuoso del Pasubio. L'intera area che ospita la costruzione si estende su di una superficie di 228,657 ettari.
Il Forte di Pozzacchio doveva saldare la linea tra le fortificazioni di Riva del Garda (ad ovest) e i forti degli altipiani di Folgaria e Lavarone (ad est).
Il sistema di fortificazioni prevedeva i seguenti capisaldi:
a) Monte Altissimo di Nago - Lago di Garda – Monte Baldo
b) Cima Vignola - monte Baldo e Bassa Vallagarina
c) Monte Zugna (con cannoni da 150mm.) – Bassa Vallagarina e Vallarsa
d) Matassone - controllo di Pozzacchio e delle due strade di Vallarsa
e) Pozzacchio - blocco della Vallarsa e delle due strade e ausilio al monte Zugna.
f) Forte Pasubio (solo progetto, previsto sul Dente Austriaco) dotato di artiglieria di lunga gittata per il controllo della porta sommitale del Pasubio.
Nel 1912, la progettazione esecutiva del Forte di Pozzacchio fu affidata dal Genio Militare di Riva del Garda al tenente Pilz e la successiva direzione dei lavori al tenente Ottopal.
La costruzione del Forte venne iniziata nel 1911 ed eseguita soprattutto da personale civile, e non come comunemente si crede, da militari. Una parte fu appaltata anche alla ditta Zontini di Riva del Garda. L'opera di costruzione diede opportunità di lavoro per circa 4 anni a molte persone, sia della zona che provenienti da altre vallate.
Numerose sono le testimonianze tramandate, relative alla partecipazione diretta anche della gente di Pozzacchio e degli abitanti della vicina Valmorbia alla costruzione dell'opera bellica.
Nel 1912 gli uomini erano impiegati soprattutto nella costruzione delle due gallerie sulla strada che porta al Forte. Erano in molti e tutti alla dipendenza diretta della menzionata ditta. Il comando effettivo però era tenuto da un tenente austro-ungarico. I ricordi diretti di uomini che allora presero parte ai lavori, riportano fra l'altro che ogni capo squadra lavori aveva la responsabilità di circa venti/trenta operai.
Nello stesso tempo i lavori procedevano anche al vicino forte di Matassone. I due forti erano in comunicazione fra di loro: tramite il codice Morse a mezzo di bandiere infatti, il primo Tenente del Pozzacchio scambiava informazioni col sergente dell'altro forte.
Oltre agli uomini lavoravano anche le donne e le ragazze. In particolare esse preparavano i pasti per gli operai, ma erano anche inserite direttamente nella costruzione dell'opera fortificata effettuando la pulizia di sassi o pietre spaccate da impiegarsi nella costruzione di muri di sostegno o per le caserme. Venivano inoltre impiegate per trasportare materialmente sassi e sacchetti di sabbia.
Ogni donna teneva in mano un sacchetto vuoto che un soldato austro-ungarico riempiva di sabbia con un badile. Poi le ragazze procedevano in fila, ognuna con il proprio sacchetto di sabbia, fino all'interno del Forte, dove una di loro teneva in mano una lanterna per illuminare le gallerie di passaggio. Nel periodo della costruzione, oltre alla postazione fissa del Comando, è ricordata anche la presenza della famiglia di un comandante/ingegnere che seguiva i lavori. Le ragazze provvedevano anche alla pulizia queste caserme di Comando.
Venne realizzata dapprima la strada di collegamento, che partiva dalla odierna strada statale della Vallarsa nei pressi della zona denominata "la Serra" e dopo circa 4 km raggiungeva il Forte. Lungo questa strada ancor'oggi si possono notare gli originali cippi in pietra con le distanze ettometriche, chilometriche e il contrassegno HV che stava ad indicare che il territorio era sottoposto a servitù militare ("heeresverwaltung").
L'ultimo tratto di strada attraversava le due gallerie ricavate dalla montagna, la seconda delle quali era un vero e proprio sbarramento fortificato: al suo interno erano previsti sul lato sinistro gli alloggi del corpo di guardia, sulla destra alcune feritoie, in basso vi era una postazione di mitragliatrice che controllava le vie di accesso, mentre la feritoia superiore fungeva da osservatorio. Il suo scopo era quindi di proteggere il retro dell'opera coi suoi piazzali e le caserme.
La costruzione del Forte venne avviata con lo scavo dell'imponente fossato di gola e lo spianamento della sommità del dosso roccioso. L'intero materiale di scavo veniva trasferito a mezzo di carrelli su binari e scaricato a valle lungo la rampa ben visibile ancor 'oggi nel tratto che dall'altare con la croce porta al fossato di gola.
Quest'immensa montagna di detriti è l'aspetto che maggiormente si nota guardando le foto in bianco e nero dell'epoca.
L'intera struttura veniva ricavata da una roccia di enormi spessori, che dovevano garantire la più alta efficienza combattiva.
Nel 1913, in posizione arretrata sul lato nord vennero costruite le caserme e il villino ufficiali da usarsi in tempo di pace. Solo il fossato e la galleria centrale a ferro di cavallo erano conclusi ai primi mesi del 1914 quando si stava per scatenare la Prima Guerra Mondiale.
Inizio della guerra al "Forte di Pozzacchio" >>